Particolare

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MUSEO COMUNALE D'ARTE MODERNA ASCONA
GIULIANO COLLINA
La vita in studio
12 marzo - 7 maggio 2017

 

La mostra, curata dal critico d’arte Roberto Borghi, presenta un ciclo di opere realizzate dall'artista comasco Giuliano Collina negli ultimi due anni: collage su carta di medie e grandi dimensioni, sinora mai esposti, intitolati LCA (Le Cose Avanzate) e creati utilizzando brandelli di dipinti scartati, frammenti di disegni destinati al macero, avanzi di tavolozze ormai logore, di imballi disfatti e finanche di magliette macchiate di colore indossate in studio dall'artista. Lavori ironici e spiazzanti, pervasi da una grazia giocosa, infantile e sottilmente beffarda.

Un angolo dello studio di Giuliano Collina è perennemente occupato da ciò che l’artista chiama sorridendo la poubelle. In quest’area, tutto sommato non piccola, vanno a finire i dipinti o i disegni che non vengono ritenuti convincenti, i progetti di sculture, gli avanzi di strumenti di lavoro che hanno esaurito la loro funzione: una mole di materiale consistente, prodotta da un artista che ama passare in studio l’intera giornata, come accadeva in tempi teneramente antichi, e che crea a ritmo sospinto «per tentativi ed errori». Prima di essere gettati nella vera e propria poubelle, a fine giornata questi scarti vengono passati di nuovo in rassegna. Alcuni tra loro, magari per un dettaglio di fortuita eleganza, sfidano la creatività di Collina: nascono così gli LCA (Le Cose Avanzate), lavori che hanno solo due formati quasi a ribadire la serialità e la fluvialità che li caratterizzano. Quelli esposti presso il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona non sono che una cernita tra i molti realizzati nel 2015 e 2016. Un’altra area, anch'essa non piccola, dello studio di Collina è occupata infatti da Le Cose Avanzate e sfuggite alla poubelle dal 2006 a oggi.

Nell’ultimo decennio l’artista lariano ha creato dipinti in cui l’energia del colore ha preso il sopravvento sulla definizione della figura, pur non eclissandola. Gli LCA rappresentano una sorta di controcanto di questo processo: la loro nascita infatti è perlopiù determinata da una suggestione cromatica presente nel materiale avanzato che suggerisce però una figura. Spesso si tratta di figure più mentali che reali, anzi per la precisione più verbali. L’immagine prende forma grazie al titolo dell’opera, scritto a mano dall'artista e posto letteralmente in bella vista. Quasi sempre si tratta di una formula con una dose ben calibrata di humour che si mescola a una vaga memoria d’infanzia.

Si possono scorgere in questi lavori gli echi della poetica dadaista, alcuni richiami alla pittura pop (nel cui solco Collina ha esordito), qualche traccia delle avanguardie verbo-visuali. Forse però gli LCA sono soprattutto riscontri quasi diaristici della vita condotta in studio dall’artista, e insieme testimonianze della capacità dell’arte di generarsi da sé, dando origine anche in questo modo a opere intensamente vivide. O forse sono distillati di vita prodotti in quel singolare laboratorio che è lo studio di Collina.

La mostra di Giuliano Collina, La vita in studio, è documentata da un catalogo con una introduzione di Mara Folini, un testo di Roberto Borghi e un'altro dello stesso Collina.