GIULIANO COLLINA

La vita in studio

 

L. C. A.

   Le Cose Avanzate, meglio: Con le cose avanzate. Con quello che sembrava destinato alla raccolta indifferenziata e che invece, dalla fine degli anni novanta, ho conservato e riutilizzato. Dunque non con gli objets trouvés, cioè con quello che quotidianamente si può incontrare anche per strada casualmente, ma solo con il materiale di scarto che il mio lavoro di pittore ha prodotto. Dunque ancora i miei quadri, la mia pittura, il mio disegno, la mia grafica, anche se solo la parte che ho eliminato durante la lavorazione: i fogli di giornale utilizzati come tavolozza, i pezzi di carta assorbente con l’impronta di quanto dipinto sulla tela, le croste di colore seccato dentro i barattoli non chiusi (con queste molti fiori, molte rose), i ritagli di tela dipinta e poi eliminata, i frammenti di tempere e disegni non soddisfacenti, gli stencil usati per tamponare i colori sulla tela, pezzi di alluminio, di cartone, di filo di ferro provati prima per altre immagini, anche le magliette chiazzate di colore indossate durante il lavoro, anche particolari conclusi rivelatisi poi pleonastici, così come anche soltanto frammenti di colori, di materie e materiali senza specificità, già partecipi di altre opere. 
   Il tutto raccolto per mesi, per anni e chiuso in tre cartelle gonfie, lì sul pavimento del mio studio a Como. Contenitori adatti a conservare anche quello che a un primo esame sembrava inutilizzabile, ma che in altro contesto avrebbe potuto rivelare tutta una nuova efficace natura. Tutto pronto per quel tempo d’intervallo tra una pittura e l’altra o nei minuti, di solito serali, in cui, liberato il grande tavolo dal disordine della giornata di lavoro, ripuliti i pennelli, tappati i colori e ben lavate le mani, posso togliere dalla cassettiera un bel foglio bianco e su questo incominciare a sparpagliarci sopra, adagio e con cura, quell’immondizia tratta dal letargo delle cartelle. Così fino a quando, un pezzo di qua e uno di là non rivelano una assonanza che mi suggerisce altre immagini.
   Un bel lavoro, pulito, pulito, divertente, da fare e da rifare, veloce e stimolante quando gli avanzi cominciano ad assomigliare a qualcosa di imprevisto. Dopo di che, e per un po’, tutto sembra combaciare: è quello il tempo della nascita di una nuova immagine, di un nuovo soggetto e con un “titolo” che solo qualche minuto prima mi era del tutto ignoto. È quello il momento della sorpresa, il momento della fortuna, anche solo per poco ma per quanto basta a sollevarmi dal ricercare, perché l’immagine nuova si è fatta… trovare.

Giuliano Collina